[Ita] Giro d’Italia #SpecialJerseyAward: Fausto Masnada
La terza maglia speciale Castelli non poteva che essere dedicata a Fausto Coppi, per celebrare le tappe di Novi Ligure e Pinerolo, due tappe evocative che riscoprono i luoghi chiave della vita e della carriera del Campionissimo.
La terza maglia speciale va a Fausto Masnada. Ecco perché.
A Novi Ligure è una giornata lugubre. Giugno è sbocciato da una decina di giorni eppure sembra che l’autunno abbia fatto irruzione, bruciando l’estate sul traguardo. Piove talmente forte che il rimbombo delle gocce che martellano le finestre riempie le case: per ascoltare la radio bisogna stare in religioso silenzio. Ricerca del segnale corretto e spasmodica attesa per il collegamento dal 32° Giro d’Italia. Una voce limpida esce dall’apparecchio, squarcia le nubi e irrompe nelle stanze: “Un uomo solo al comando. La sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi”.
A Novi tutti conoscono quella voce e quel nome, perché entrambe appartengono intimamente a quel luogo: Mario Ferretti, giornalista nato a Novi Ligure ma divenuto celebre a Roma, scandisce bene le sillabe per aggiornare i radioascoltatori circa l’impresa che Fausto Coppi, nativo di Castellania ma novese di adozione, sta portando a compimento nella Cuneo-Pinerolo. È il Giro d’Italia del 1949. Il cronista tiene gli italiani con il fiato sospeso raccontando le peripezie del Campionissimo fino al traguardo: le cinque forature, i distacchi via via più incolmabili, una maglia biancoceleste che scalando le salite e sfrecciando in discesa si colora sempre più di rosa.
Suoni e immagini di un ciclismo ancestrale, in bianco e nero, dove i colori avevano bisogno di essere descritti minuziosamente, ma, una volta percepiti, venivano impressi a tinte così forti nella memoria che difficilmente si poteva dimenticarli.
Un balzo nel tempo e siamo ai giorni nostri, dove tutto si vede e poco si racconta. “Accettiamo facilmente la realtà forse perché intuiamo che niente è reale”, ha scritto una volta Borges. I colori di oggi sono chiari, marcati, definiti, distinguibili. Reali, quasi troppo reali.
È il Giro 2019 e a Novi Ligure c’è il sole; il cielo è biancoceleste come la maglia solitaria decantata da Ferretti settant’anni fa. L’estate è ormai più di un ipotesi, e l’acqua e il freddo patito dai corridori durante la prima settimana del 102° Giro d’Italia sembrano un ricordo. Tre fuggitivi attraversano solitari la Pianura Padana mentre il resto del gruppo macina rapporti per raggiungerli e andare a giocarsi la tappa in volata. Nella pancia del gruppo pedala un corridore di nome Fausto. Un nome divenuto desueto. Di cognome questo Fausto fa Masnada, e a Novi Ligure si fermerà giusto il tempo di tagliare la linea d’arrivo e ripartire verso il prossimo traguardo di questo Giro che lo sta consacrando. La sua maglia è biancorossa, ma, per adesso, non si sa se mai diventerà rosa.
Come Coppi sul traguardo di Modena nel 1940, anche Masnada ha centrato il suo primo successo al Giro d’Italia andando in fuga: nella sesta tappa, arrivo a San Giovanni Rotondo. Le similitudini tra i due Fausto si interrompono qui. Le origini di Masnada sono lontane da Novi Ligure: viene dalla Val Brembana. Se Coppi era “l’Airone”, Masnada è più umilmente “l’Anguilla”, per via della sua pedalata in salita, sinuosa e zigzagante.
I genitori di Masnada non vollero omaggiare Coppi quando scelsero il nome per il figlio, anzi è stato lui stesso a far appassionare la famiglia al ciclismo. Tuttavia, Masnada si porta addosso un nome che non può lasciare indifferenti gli appassionati di ciclismo, anche quando si tratta di una pura e semplice casualità. Perché, coincidenza o destino che sia, a cento anni esatti dalla nascita di Coppi, un altro Fausto – il giovane e intraprendente Masnada – si è trovato a pedalare sull’evocativo traguardo di Novi Ligure.
Testo: Bidon – Ciclismo allo stato liquido
Immagini: Gruberimages, Gettyimages, Archivio Castelli