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[Test] Freni SRAM Guide

I nuovi freni SRAM Guide sono stati usati da primavera inoltrata da diversi membri della redazione: migliaia di chilometri e migliaia di metri di dislivello per questo test che, dobbiamo ammettere, non è stato facile. Il motivo è semplice: il primo set di freni mandatoci da SRAM era il top di gamma Guide RSC, mentre il secondo era quello con meno features, l’R. Il motivo dei due set diversi verrà spiegato fra poco, dopo le caratteristiche del prodotto, che riprendiamo dalla presentazione di Moab di marzo.

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Analisi statica

SRAM nel 2014 propone una gamma di freni a disco idraulici totalmente nuova, accantonando il progetto Avid Elixir. Già adesso si trova il nome Avid solo sui Code e sui freni meccanici. I Guide sono stati progettati da zero per quanto riguarda la leva e il pompante. Pinza e pastiglie sono identici agli Elixir Trail, con quattro pistoncini (due da 14, due da 16mm) e pastiglie metalliche o sinterizzate.

Esistono tre modelli di Guide, che si possono distinguere dalla sigla che segue il nome: RCS, RS, R.

R sta per reach adjust tool free. La distanza della leva freno dal manubrio può venire settata senza attrezzi, avvitando o svitando un pomello in alluminio, facile da utilizzare anche con i guanti.

C sta per contact point adjust. Grazie ad una rondella zigrinata si può decidere se avvicinare al manubrio il punto di attacco frenata.

S sta per swinglink, una costruzione interna al pompante, pensata per rendere più immediato il contatto delle pinza con il disco, relazionato al movimento della leva freno. In poche parole sarà necessario meno movimento della leva per frenare. Questo, dice SRAM, senza portare svantaggi alla modulabilità: non si avrà quella sensazione “on/off” tipica di altri marchi.

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Vale la pena andare a vedere cosa si nasconde dietro il nuovo pompante dei Guide. Innanzitutto SRAM ha ritenuto necessario dotare i propri freni di un piggy back, aumentando così del 30% la quantità d’olio presente nel sistema. Questo li rende più stabili ai cambiamenti di temperatura dell’olio stesso, per esempio durante discese lunghe ed impegnative.
Lo stesso piggy back ha una funzione di ritenzione di eventuali bolle d’aria, che vengono “imprigionate” in una sua sezione, senza andare ad intaccare il resto del sistema.

Nella foto potete anche notare la presenza di una membrana in plastica, chiamata “pure bladder”, progettata per “risucchiare” l’olio quando si rilascia la leva freno. In questo modo i pistoncini della pinza tornano nella loro posizione iniziale evitando che le pastiglie sfreghino sul disco.
Sempre in plastica é la guarnizione  (detta TPC Plus) che tiene separato l’olio dal meccanismo a molla della leva, sigillando a tutti gli effetti il sistema. SRAM ha fatto un test di un milione di cicli per assicurarsi che la guarnizione non si rovini con il tempo. L’interno del pompante é anodizzato proprio per diminuire la frizione fra guarnizione e metallo.
Grazie al piggy back cambiare la posizione dei freni (anteriore sulla destra, come sulle moto) non richiede nessuna operazione particolare.

L’olio é DOT, preferito da SRAM per il suo punto di ebollizione più alto rispetto a quello minerale. Molto simile agli Elixir é anche la posizione della leva, pur essendo questa diversa.

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Completamente nuovi sono i dischi “Centerline”. Come dice il nome, e come si vede dalla foto, la loro caratteristica principale é data dalla linea forata centrale. Al posto di tanti piccoli fori, questo accorgimento dovrebbe assicurare la silenziosità dei freni grazie ad una migliore dissipazione del calore e resistenza alla deformazione alle alte temperature. I dischi sono leggermente più pesanti di quelli degli Elixir, perché le razze sono più robuste. Si tratta di 5 grammi in più sul disco da 180mm e 10 grammi in più su quello da 160mm. Il loro spessore rimane di 1.85mm e saranno disponibili in diametri da 140, 160, 180 e 200mm.

I dettagli della gamma si trovano qui, con i prezzi.

Sul campo

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Prima di arrivare alla Swiss Epic, che vedete nella foto qui sopra, abbiamo fatto fuori 3 coppie di pastiglie e consumato i nostri garretti per bene su e giù per i monti, durante la piovosa estate 2014. Proprio le cattive condizioni meteo hanno messo a dura prova i Guide RSC, visto l’effetto abrasivo del fango sulle pastiglie e sui dischi. Dischi che sono ancora gli originali, vale a dire un 180mm di diametro per l’anteriore e 160mm al posteriore, montati su una Ibis Ripley. Presentano un leggero scalino dovuto all’abrasione, ma funzionano senza problemi. Abbiamo sempre usato pastiglie metalliche, più durature.

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Subito dopo il montaggio degli RSC abbiamo avuto un problema che ci era capitato anche con gli Avid Trail: una delle due rotelline zigrinate, progettate per settare il punto di frenata a proprio piacimento più o meno vicino al manubrio, si è bloccata. Probabilmente l’abbiamo girata troppo verso una delle due direzioni. Da quel momento in poi l’unico modo per farla girare era utilizzare un cacciavite, rovinando la vernice della rotellina. Ad Eurobike abbiamo parlato con il product manager che si occupa dei freni, ed ha ammesso che il problema è conosciuto e che SRAM stava lavorando ad una soluzione. Ci aveva detto di un trucchetto per sbloccare la rotellina, ma non è servito, nel nostro caso.

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E qui entrano in gioco i Guide R che, rispetto agli RSC, non hanno il contact point adjust (la famosa rotellina) e lo swinglink. Secondo il vecchio detto “quello che non c’è non si rompe”, abbiamo chiesto a SRAM di farci provare il modello base, per poter testare la performance senza rotelline bloccate. Inoltre sarebbe stato un peccato bocciare un freno per una feature che non ha nessuna influenza sulla sua effettiva efficacia.

L’altra differenza fra gli R e gli RSC sta nello Swinglink, che accorcia il movimento della leva prima che le pastiglie tocchino il disco. Differenza che, sul campo, non ha una grande influenza sulle prestazioni.

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Venendo finalmente al punto, i Guide ci sono piaciuti molto: potenti, molto modulabili ed affidabili. Questo il sunto delle nostre sensazioni. Non abbiamo avuto problemi di improvvisi cambi del punto di frenata, cosa che accadeva con gli Elixir Trail quando si scaldavano, e non abbiamo avuto uno che sia un problema di aria entrata nel sistema. Contate che gli RSC sono stati usati da maggio fino a fine settembre 2014, compresa la Swiss Epic, dove le discese da 1500 metri di dislivello al botto, a tempo di gara, non erano una rarità. Al posteriore, su una 29 pollici, era montato un disco da 160mm, che urlava pietà alla fine delle discese più lunghe, ma continuava a fare il suo lavoro egregiamente. Il rider pesa vestito sui 73 kg.

A proposito di urla: non intendiamo dire che il disco fischiava, perché anche sul bagnato i Guide sono stati silenziosi (nella norma dei freni a disco per bici). Un punto, questo, a cui molti fanno attenzione, memori di certe risonanze di alcuni modelli di vecchi Avid. Anche a livello di sfregamento delle pastiglie, non abbiamo nulla da segnalare. Pur con sistema bollente, la bici era silenziosa come appena tirata fuori dal garage, cosa che non si può dire, per esempio, degli Shimano XT con dischi IceTech, dove le pastiglie tendono a sfregare sul disco quando l’olio è bollente.

Gli RSC erano ancora dei pre serie, abbiamo poi scoperto, motivo per cui l’autoregolazione della distanza delle pastiglie non era ottimale, tendendo ad avvicinare troppo la leva al manubrio. Con gli R il problema non si è presentato, e la leva è sempre rimasta alla stessa distanza tutto il tempo.

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Proprio parlando della leva, questa è ergonomica, non stancante neanche nelle discese lunghe. È una leva “da un dito”, come è giusto per dei freni di questa categoria, in alluminio, ben rigida.
Il comando per la regolazione della distanza della leva dal manubrio, ad un primo impatto, sembra di plastica e fragile. In realtà si tratta di alluminio e non ci ha mai creato problemi, malgrado la sensazione “ballerina” quando si avvita o svita per allontanare o avvicinare la leva.

Non possiamo dire nulla riguardo allo spurgo, dato che non abbiamo mai avuto bisogno di farlo. Il processo dovrebbe comunque essere identico a quello degli Avid.

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Di certo qualcuno si starà chiedendo come mai SRAM ha cambiato il nome dei freni, da Avid a SRAM, presentando un nuovo modello, i Guide, ma lasciando la pinza identica a quelli degli Elixir. Ce lo siamo chiesti anche noi, e abbiamo trovato la risposta nei freni Blackbox di Jerome Clementz. Si tratta di un prodotto Blackbox, quindi non è detto che arrivi sul mercato, ma sarebbe piuttosto logico che il prossimo passo sia quello di aggiungere al sistema una pinza nuova.

Conclusioni

SRAM voleva un taglio netto con il passato, e i Guide sono sicuramente sulla strada giusta. Il modello top di gamma ha un problema con la rotellina zigrinata del Contact Point Adjust, in via di risoluzione. D’altro canto, i Guide R, nella loro “semplicità”, funzionano egregiamente e ci hanno convinto per la loro potenza, modulabilità ed affidabilità. Considerando che si risparmiano 52 euro (per il freno singolo), è logico farci un pensierino.

Dopo quasi cinque mesi di test ce la sentiamo di consigliare l’acquisto degli SRAM Guide R, mentre per gli RSC è meglio attendere che il problema della rotellina venga risolto.

Guide RSC
Peso: 375 grammi.
Compatibili con il matchmaker X
Colori: anodizzati argento o nero.
Prezzo: 177 Euro.

Guide R
Peso: 375 grammi.
Compatibili con il matchmaker X
Colori: nero.
Prezzo: 115 Euro

SRAM Guide

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