Per una cima in più
Passo parte delle mie estati a Dobbiaco da tantissimi anni e ogni giorno, guardando in alto, vedo quella cima, la più alta di tutta la Croda dei Baranci e con quella forma strana, sopra di me.
È come se mi attirasse, mi parlasse, come se tutti i giorni mi dicesse vieni a scoprirmi, sono qui anche per te! Vista da questa angolazione, l’impresa sembra impossibile, specialmente in bicicletta, ma per fortuna ho già raggiunto molte delle cime che le stanno attorno e so che, vista da altre angolazioni, è piatta. Si chiama, infatti, Cima Piatta Alta e con i suoi 2905 metri, è una delle cime dolomitiche più alte raggiungibili con una certa facilità. A piedi naturalmente, in bicicletta è un altro discorso. Il punto più vicino dove si riesce ad arrivare pedalando infatti, è il rifugio Tre Scarperi, a 1600 metri di altitudine. Poi si riesce a pedalare ancora per un po’, ma a 1700 metri il sentiero si impenna e non rimane altro da fare che caricarsi la bici in spalla per 1200 metri di dislivello! Non è certo una cosa impossibile, 1000 metri di spallata li faccio senza problemi, mi piace camminare in montagna con la mia bicicletta in spalla, per poi godermi una magnifica discesa. L’anno scorso, nel giro del Brenta in un giorno, ne ho fatti addirittura 1500, anche se divisi in due parti. Però non mi va, questa volta, di farli da solo, e trovare qualcuno che mi segua in questa avventura non è certo facile.
Da qualche anno però, ci sono due “matti”, Spa e Dario88, che si cimentano nel raggiungere tutte le cime dolomitiche che sembrano irragiungibili in mountain bike, e poi scendono da sentieri e ghiaioni che paiono impossibili da fare in bici, con una facilità veramente disarmante, ma che richiede capacità tecniche molto alte.
Dopo aver visto il loro ultimo video, lancio l’amo: “Conosco una cima bellissima, una delle più alte delle Dolomiti, ancora inviolata in mountain bike, difficile arrivarci ma la discesa dovrebbe essere bellissima, con anche un lunghissimo ghiaione, e il panorama è naturalmente fantastico!” I due “pesci” abboccano naturalmente subito alla ghiotta esca e ci mettiamo d’accordo sulla data.
Il giorno prescelto è una bellissima giornata di sole, al gruppo si aggiunge anche l’amico Raffaele con il quale parto alle 7 dal camping Olympia di Dobbiaco, pausa colazione a San Candido e alle 8 siamo puntualissimi al parcheggio all’inizio della valle dei Tre Scarperi, dove ci aspettano Spa e Dario88.
In breve siamo al rifugio, piccola pausa caffè e rifornimento di acqua, avverto infatti gli amici che da lì in avanti acqua non ne troveremo più, e via verso l’avventura.
Troppo presto arriviamo alla fine della nostra pedalata e non ci rimane altro che caricarci le bici in spalla.
Al bivio un cartello avverte che il sentiero è chiuso per la frana dell’agosto 2017, ma un escursionista ci conferma che si può passare senza problemi. Meglio, con il sentiero chiuso ci saranno sicuramente pochi escursionisti in giro. Con qualche doverosa pausa, arriviamo alla Forcella del Lago a 2550 metri, qui il panorama è giù superlativo.
Raffaele è rimasto indietro essendo meno abituato al portage, ma ci ha già avvertito che ci aspetterà alla forcella. Comincia adesso la seconda parte della salita, la più spettacolare ma anche impegnativa.
Ci aspetta infatti subito uno stretto canalone verticale di 5 metri, per superare il quale dobbiamo obbligatoriamente passarci le bici uno con l’altro.
Poi ancora un tratto molto ripido, ma un po’ alla volta la pendenza diminuisce e la Cima Piatta si mostra in tutta la sua bellezza.
Sono felicissimo, avevo un po’ di paura per questa salita, ma oggi mi sento molto bene, le gambe e la testa mi stanno portando su alla grande e l’aiuto degli amici è stato fondamentale.
Eccoci in cima, le Tre Cime di Lavaredo sono proprio dietro di noi, mentre dall’altra parte vedo il campeggio lì in mezzo alla valle, piccolissimo. Finalmente le parti si sono invertite e anche questo lungo sogno si è realizzato.
1200 metri di dislivello con quasi 20 kg in spalla, fra bici e zaino, non sono pochi, ma il panorama che c’è intorno a noi ci sta ripagando di tutto. Mangiamo qualcosa con calma, ci infiliamo le protezioni, l’acqua l’abbiamo finita da un bel po’ e ci dividiamo l’ultimo sorso della bottiglietta di Coca che mi sono portato come estrema riserva. Quassù si sta benissimo, il tempo è perfetto e la temperatura anche, ma abbiamo fatto tutta quasta fatica anche per goderci la discesa e non vediamo l’ora di iniziare il divertimento: ci aspetta un sentiero molto vario, impegnativo dall’inizio alla fine, da 1700 metri di dislivello, e sempre contornato da un paesaggio mozzafiato.
La pendenza è perfetta, i sassi smossi abbondano, ma scendiamo veloci, Spa e Dario88 aiutati dalla loro ottima tecnica, io dalla mia fat che con le gomme ben sgonfie si trova perfettamente a suo agio su questi terreni.
La discesa è molto bella, il sentiero è appena segnato e ci si può sbizzarrire a scegliere la linea preferita, e anche l’esposizione preferita.
Qualche passaggio è veramente spettacolare, sembra di essere su un altro pianeta, con guglie che sbucano da tutte le parti.
E’ proprio una cima piatta, e i due amici si divertono a cercare i punti più panoramici.
Lo spettacolo è proprio unico e ineguagliabile, ma bisogna restare concentrati sulla discesa, che adesso si fa più ripida e tecnica.
Superiamo di nuovo lo stretto canalone passandoci le bici e arriviamo al tratto più esposto del giro.
Un piccolo pezzo a piedi aiutati da un cavo in acciaio, poi un ultimo tratto spettacolare scavato nella roccia e torniamo alla forcella del Lago, dove ci sta aspettando Raffaele.
Adesso c’è da scendere il bellissimo, ma anche molto ripido, ghiaione dalla forcella, e qui Dario88 e Spa mi stupiscono una volta di più. Mentre io e Raffaele cominciamo a scendere i primi metri a piedi, vista l’evidente scivolosità el sentiero ghiaioso, i due risalgono un po’ il ghiaione e si spostano sotto le roccette, proprio nel punto più ripido di tutto il ghiaione. Li guardo e penso: “non avranno mica intenzione di buttarsi giù di li spero, c’è una pendenza da paura!” Non faccio in tempo a girarmi verso Raffaele, i due si guardano e si gettano sulla massima pendenza come se niente fosse! Ci conosciamo da tanti anni, sono uscito spesso con loro e so che sono due fra i migliori vertriders italiani, ma una cosa così non me la sarei mai aspettata!
Ormai sono due piccoli puntini in fondo al ghiaione, allora cominciamo a scendere il sentiero non facile, ma sempre più pedalabile verso il fondo del ghiaione.
Arriviamo al laghetto, diamo uno sguardo alla spettacolare forcella del Lago e ci complimentiamo con Spa e Dario88 per la loro tecnica e il pelo sullo stomaco. Finalmente possiamo dissetarci, sono più di due ore che non beviamo e oggi fa veramente molto caldo anche in quota.
Dopo esserci rinfrescati, riprendiamo la nostra discesa, che non è certo finita qui, anzi ci aspettano ancora mille metri di dislivello molto divertenti e tecnici.
Dopo un tratto stretto ed esposto, il sentiero scende con tanti tornanti verso valle, dove chi ha ancora forze potrà divertirsi con il nose press.
Il sentiero sembra non avere mai fine, quando incrociamo una cascata che rappresenta l’unica possibilità di bere oltre al laghetto.
Un ultimo tuffo nel bosco ripido e con molte radici a siamo a valle, sporchi, sudati e stanchi, ma felici di avere portato a termine con successo questa che si può definire un’impresa.
Scendiamo lungo il bel sentiero a sinistra della Rienza, l’unico tratto flow di tutto il giro, e arriviamo al bel lago di Dobbiaco, dove festeggiamo con birra e strudel questa bellissima giornata.
Precisazioni finali: Il sentiero, dal rifugio Tre Scarperi in poi, è precluso al traffico ciclistico. Il sentiero per la forcella del lago è attualmente chiuso anche ai pedoni, per le frane dell’agosto 2017, ma si può passare tranquillamente. Vista la chiusura del sentiero, abbiamo incontrato in tutto 4 escursionisti.
Dario88 e Spa sono andati a cercarsi una linea al di fuori del sentiero, che perciò non è stato minimamente toccato dalla loro discesa sul ghiaione.
Il movimento del ghiaione è stato pari a qualsiasi movimento che crea un temporale normale (succede almeno 30-40 volte all’anno) e infinitesimale rispetto ad un temporale violento, anche di solo mezz’ora (come è successo l’anno scorso, infatti molti sentieri sono ancora chiusi).
Non c’era nessun rischio per eventuali escursionisti, perché non ce n’erano.