Aristotele, Galileo, Facebook ed il Forum
Ultimamente si sente spesso dire che il format dei forum come questo, “anni 2000”, è ormai superato, obsoleto. In particolare lo sento dire da responsabili marketing che la sanno lunga, in particolare su ambassador, stories, cuoricini e via cantando. Sarà, non sono un esperto.
Allo stesso tempo mi è venuto in mente un tipo di topic, che sotto diverse forme appare (bi)ciclicamente sia qui che su Bdc-forum, ovvero i topic in cui qualcuno si chiede se arriva prima a valle la ruota pesante o quella leggera o il biker pesante o quello leggero (con una punta di rivincita per il ciccione sullo smilzo).
La risposta è nota, e risale alle divertenti giornate in cima alla torre di Pisa del sig. Galileo Galilei. Divertenti perché, dall’idea che ho dei toscani, me lo immagino sempre a tirare sassi col conte Mascetti giu’ dalla torre, per poi scendere e fare mirabolanti supercazzole per giustificarsi.
Ad antani a parte, Galileo, tirando palle o biglie dalla torre ha sconfessato una credenza che durava da almeno duemila anni e che era frutto principalmente delle idee di una altro tizio con barba fluente: Aristotele. Il filosofo senza S finale, non quello con la S allenato da Oronzo Canà.
Il punto è che io una volta ho tirato dal balcone di casa una biglia ed una pallina di carta e manco per il fischio sono arrivate giu’ assieme: la biglia è arrivata prima, esattamente come diceva Aristotele. “A’pecora, te sei dimenticato l’aria…” dirà Samuelgol. Ok, ma Aristotele ha scritto che le cose cadono a velocità diverse nel nostro mondo, dove l’aria c’è. Anzi, scrive proprio che un oggetto si muove verso il suo “luogo naturale”, che per una palla (idem per “le palle”) è in basso, verso la terra, mentre l’acqua si muoverebbe un po’ verso l’alto, l’aria un po’ più in alto ed il fuoco ancora più in alto (oltre c’è solo la grappa Bocchino come ci diceva il compianto Mike). La velocità di questo “moto naturale” aumenta con il peso e diminuisce con la densità del fluido in cui è immerso l’oggetto. Insomma, non sbagliava, o meglio, sbagliava in parte, ma questa idea non è durata 2000 anni a caso: rende conto con eleganza di una grande varietà di fenomeni. (il fumo che sale, etc).
Secondo due altri filosofi, Popper, e soprattutto Thomas Kuhn, nel corso dell’evoluzione del sapere ci sarebbero delle rotture, sì, anche in quel senso, ma soprattutto in quello dell’abbandonare un’idea o una teoria vecchia per una nuova, per cui quelle vecchie diventano irrilevanti o addirittura incomprensibili (“incommensurabili” dice Kuhn).
In realtà, se uno guarda bene, c’è invece una continuità, che alla fine è quella grazie alla quale si può capire come si passa da una all’altra (anche se chi le usa in pratica se ne frega, giustamente). Quindi, tornando alle palle: nelle varie teorie che si sono succedute sul tema il ruolo della gravità cambia semplicemente ruolo. È parte del moto naturale in Aristotele, è causa di un moto forzato in Galileo e Newton (per loro quello naturale è rettilineo uniforme), e torna ad essere parte di quello naturale in Einstein (che lo chiama “geodetico” ed è proprio quello di un oggetto in caduta libera come per Aristotele).
Vabbé, totale: la caduta non è né a velocità costante e dipendente dal peso come per Aristotele, né ad accelerazione costante e indipendente dal peso come per Galileo (anche trascurando l’attrito).
Quando un corpo cade, o il ciccione sfida lo smilzo in discesa, in una prima fase accelera per poi stabilizzarsi a velocità costante, che è maggiore per i corpi pesanti. Il fatto che oggi Galileo si studi a scuola (si studia ancora no?) è dovuta al fatto che lui per primo si è dilettato a buttare palle giù per lievi pendenze (piani inclinati) notando che all’inizio è costante l’accelerazione, non la velocità, come credeva Aristotele.
Per i curiosi del sapere le sorti del ciccione contro lo smilzo vi viene in aiuto nientemeno che la NASA, con questo bel calcolatore online: https://www.grc.nasa.gov/www/k-12/airplane/termv.html
Samuelgol a questo punto, oltre che annoiato, starà dicendosi: “A’pecora, stai a’divagá che manco che Marzullo”…
In effetti, tutto questo per dire che non c’è incommensurabilità tra Aristotele e Galileo, o tra Newton e Einstein. C’è dialogo. Infatti ognuno conosceva quello venuto prima e molto bene.
Su Facebook ed altri social, quelli in cui ci sono i follower, invece spesso si può notare una certa” incommensurabilità”, o incomunicabilità. Perché followando uno e s-followando un altro (questi verbi esistono: Fabrizio Corona dixit) ci si crea una bolla. Uno spazietto dove ce la si suona e ce la si canta da soli, o assieme a quelli che la pensano come noi, con le aziende che ci propongono quello che sicuramente ci fa piacere e che condividiamo senza fine in una allegra catena di sant’Antonio.
Nei forum come questo è cosi? No, anche se tanti vorrebbero. Si è costretti a convivere, a dialogare, a confrontarsi, a scambiare idee, imparare. A mescolare e non a tenere separato.
È noioso? Si.
È faticoso? Si
È una rottura tremenda di palle a volte? Si
Ma ne vale la pena, perché è solo cosi che si costruisce qualcosa di positivo. Che si impara, si evolve e si migliora. E se l’avevano capito Aristotele, Galileo, Newton e Einstein, fidati pure tu.